Facciamo la scuola dei mulini a vento?

Qualche appunto per un buon anno scolastico, che sappia generare energia e nutrimento, come dice il maestro Lorenzoni.

Autore

Stefano Casulli

Data

01/09/2024

Quando c'è il vento della trasformazione ci sono due possibilità: o si creano muri, o si realizzano mulini a vento. Perché i mulini a vento generano cambiamento, energia, nutrimento.

All'incirca con queste parole Franco Lorenzoni parlava di scuola e comunità educante assieme a noi alcuni anni fa, durante una delle formazioni che abbiamo realizzato. E allora quale momento migliore se non l'inizio dell'anno per provare a chiedersi: come la facciamo, la scuola dei mulini a vento? Da qualche anno, insieme ad alcune realtà e qualche decina di docenti coraggiosi, ci stiamo provando. E proprio a partire dagli anni di esperienza sul campo, qualcosa possiamo dirla per augurare a tutti e tutte un buon anno scolastico:

La scuola è il mondo, il mondo è scuola. Il mio augurio è che si faccia sempre più scuola fuori: usando gli spazi della città, ma anche usando le risorse della città; valorizzando alleanze territoriali; con la consapevolezza che tutti gli spazi, e tutti i tempi, vissuti da bambini e bambine, ragazzi e ragazze, sono luoghi in cui si apprende. Dentro le mura di scuola, come fuori.

Supporto incondizionato. Non significa dire sempre di sì e non significa mollare ogni cosa: è molto di più, è molto più profondo. L'augurio è che ogni professionista della scuola si ricordi che non esiste crescita sana ed emancipata se non si accolgono tutte le ragazze senza giudicarle, senza etichettarle.

Una scuola del senso, non della performance. L'educazione non ha nulla a che fare con la selezione, con il culto del risultato e la continua richiesta di rendimento. Tutto questo sta avvelenando la nostra gioventù, proviamo a invertire la rotta.

Basta compiti. E' uno slogan semplice, ma dice la verità: abbiamo bisogno di rompere il filo dell'obbligo dei compiti. Ancora di più in primaria, i compiti a casa tolgono più di quel che danno: tempo e spazio per attività fondamentali per la crescita e lo sviluppo, motorie e relazionali, libere e autorientate.

Meno note, meno voti. Sta tornando in auge una scuola punitiva, che mette note e voti, sospensioni e punizioni: questo crinale rompe ogni possibile patto educativo e scava una fossa alle radici ella pianta che stiamo nutrendo. Interrompiamo la coazione a ripetere quel modello violento e insano che dice: lezione --> studio --> interrogazione.

Dall'io al noi: il gruppo classe. Le classi non sono la somma di bambini e bambine messi insieme a caso: possono essere nuclei di comunità, democrazia, relazione e sviluppo. Costruire davvero la comunità-classe, dedicare almeno un'ora alla settimana a un'assemblea di confronto e dialogo, anche sui problemi del gruppo, sarebbe una buona abitudine in grado di trasformare profondamente l'esperienza scolastica.

Più educazione, meno patologizzazione. E' il mantra di questi tempi: se c'è un problema con un bambino/a o ragazzo/a, subito si ricorre ai neuropsichiatri. L'abuso di questa pratica è spesso dovuto alla mancanza di competenza educativa, alla rinuncia alla sfida educativa che il problema ci pone davanti. Che possa interrompersi questo processo, per una piena consapevolezza del portato educativo dei conflitti dentro e fuori la scuola.

Spazio a nuove idee e pratiche. Una scuola aperta, liberata dai giudizi che si sommano alla già onnipresente burocrazia, può essere luogo ancora di più luogo dove pensare pratiche emancipatrici: cooperative, centrate sul fare libero e spontaneo, sull'autodisciplina e sulla mediazione dei processi.

L'augurio di buon anno di scuola è quindi un augurio per studentesse e docenti, ma anche a tutta la città e la comunità con cui una scuola comunica, costruisce e dialoga costantemente. Ne abbiamo tutte e tutti immensamente bisogno.

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